L’architettura come mediazione tra popoli alla Biennale Architettura 2021

La Biennale di Architettura è una manifestazione internazionale che si svolge circa ogni due anni. Pur essendo prevalentemente dedicata all’architettura, essa mette insieme differenti arti quali la fotografia, la pittura e la musica. La mostra si svolge nella città di Venezia, più specificatamente nei Giardini della Biennale e all’Arsenale, un antico cantiere navale del 12-esimo secolo utilizzato per costruire le imbarcazioni della flotta veneziana.

Dopo essere stata posticipata a causa della pandemia, la Biennale di Venezia 2021, a cura di Hashim Sarkis, ritorna e il suo tema cerca una risposta a una domanda completamente attuale rispetto ai tempi di pandemia globale che stiamo vivendo: “How will we live together?”. Ponendoci questa domanda, infatti, cerchiamo di capire in che modo, dopo la pandemia globale e in questi tempi di cambiamento climatico, riusciremo a vivere nel nostro pianeta.

Il percorso sviluppato da Sarkins si articola in cinque scale o aree tematiche. Due al Padiglione Centrale intitolate Across Borders e As One Planet e le altre tre, presenti all’Arsenale, sono invece Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities. Hashim Sarkins ha immaginato il tutto come un climax che parte dall’individuo, passa poi per le abitazioni, le comunità e il territorio e infine termina con il pianeta.

Tra i 112 partecipanti, provenienti da diversi paesi, e le loro rispettive opere collocate tra l’Arsenale e i Giardini della Biennale a Venezia, è presente anche lo studio cileno ELEMENTAL capitanato dall’architetto Alejandro Aravena con il progetto intitolato KOYAÜWE (“koya” sta per il verbo “parlare” mentre “uwe” sta per “luogo”), che risponde alla domanda tematica “How will we live together as a community?”, ideato per creare degli spazi di discussione sulla tematica del conflitto storico tra cileni e gli indigeni Mapuche.

Questo conflitto comincia alcuni secoli fa. Da quando venne formata la Repubblica del Cile nel 1818 le due parti si sono scontrate numerose volte per il possesso e l’occupazione del territorio. Questi conflitti successivamente sono aumentati con maggiore violenza negli ultimi anni. La questione delle terre è proprio alla base degli scontri. Proprio per cercare di mettere fine a questo conflitto, Alejandro Aravena e il suo team hanno ideato uno spazio, realizzato interamente di legno, per incoraggiare il dialogo tra le due fazioni.

Il progetto nasce inizialmente per far conoscere i cileni e i Mapuche. “Prima di entrare in discussione bisogna essere sicuri che i cileni conoscano i Mapuche e che i Mapuche conoscano i cileni” ha detto Avarena.

Quella dei Mapuche è una cultura orale ed è proprio per questo motivo che lo studio architettonico ha ideato la struttura con una forma circolare per permettere ad ogni individuo di essere ascoltato e sentito da ogni altra persona presente. Lo stesso Aravena ha infatti spiegato che la forma circolare permette ad ogni individuo di essere ascoltato senza una “gerarchia di ascolto” che metta in primo piano un oratore rispetto ad un altro.

È importante dunque notare come, in situazioni del genere e in manifestazioni di così spiccata importanza, il lato architettonico passi in secondo piano rispetto ai valori umani e di comunità che l’architetto cerca di far passare. Quello che richiama l’attenzione in questa opera creata ed ideata dallo studio ELEMENTAL, è la semplicità della struttura, realizzata con legno proveniente dalle foreste dell’America Meridionale, che richiama la tradizione antica del parlamento del negoziato, e l’intenzione di far in modo che le due fazioni possano avere un dialogo.

ELEMENTAL – Foto Marco Zorzanello © La Biennale di Venezia

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Informazioni su Dario Di Giallonardo 2 Articoli
Dario, 17 anni, studia inglese, spagnolo e russo presso il Liceo Linguistico A. Canova di Treviso. Tra i suoi interessi ci sono la musica, l’architettura, il design e tutto ciò che riguarda il mondo dei social media e le innovazioni da questo indotte. Ha scritto i suoi articoli durante un periodo di stage presso HDEMO editore.