Si è appena aperta al Museo MAXXI di Roma una nuova retrospettiva sull’opera dell’architetto post-modernista Aldo Rossi.
Il suo curatore, Alberto Ferlenga, ha scelto dieci disegni che mostrano l’ampiezza dell’opera di Rossi e la sua rilevanza oggi.
La mostra presenta centinaia di fotografie
Vengono presentati più di 800 disegni, foto, documenti e modelli dell’architetto postmodernista. “Aldo Rossi è stato l’architetto italiano che, più di altri, si è posto un tema: quello della ricostruzione di una cultura architettonica adatta ad un compito epocale come quello, nell’Italia degli anni ’50, della ricostruzione materiale del paese dopo la guerra”, ha detto Ferlenga.
“In un momento di transizione in cui tutti i parametri precedenti stavano cambiando, capì che la cultura a disposizione degli architetti italiani non era sufficiente e doveva essere rinnovata.”
Il lavoro di Rossi ha avuto un effetto che è andato oltre i confini nazionali, sostiene Ferlenga e rimane rilevante ancora oggi. “”Ora, non stiamo affrontando una transizione epocale come nel dopoguerra?”, dice.
“Le questioni ambientali non sono i nuovi parametri cui deve adattarsi la cultura degli architetti oggi? E le città, che sono cresciute sproporzionatamente ma hanno smesso di leggere, non continuano ad essere il campo d’azione più importante per un architetto?”
Gli architetti si trovano attualmente di fronte alle stesse responsabilità del giovane Rossi
Il curatore ha inteso dare una visione di Rossi non solo di architetto e poeta, ma anche di “intellettuale responsabile”. “Credo che gli architetti oggi si trovano di fronte alle stesse responsabilità del giovane Rossi e dei suoi colleghi alla fine della guerra, e agli stessi compiti di ricostruzione di una cultura e di una conoscenza utili per poter rivedere le relazioni tra architettura, l’ambiente che la circonda e la vita di coloro che usano i suoi edifici”, ha detto.
“Per riassumere, volevo sottolineare non solo la sua poesia ma l’utilità del pensiero di Rossi per noi oggi”
Fotografia di Diego Terna.