Il comparto vitivinicolo
I numeri del comparto vitivinicolo si confermano importanti: oltre 310.000 imprese agricole e più di 1.800 che operano nella trasformazione industriale. A livello industriale il settore dà oggi lavoro a circa 13.000 persone e genera un giro d’affari pari a circa 10,4 miliardi di euro.
Il settore vitivinicolo resta uno dei pilastri dell’industria alimentare italiana con 137 miliardi di euro di fatturato, di cui circa 33,9 miliardi in export, circa 62 mila imprese attive e oltre 465 mila occupati.
Le cooperative
Le cooperative hanno un ruolo importante all’interno del settore: esse ammontano a 484 con un fatturato di 4,5 miliardi di euro nel 2016 (ovvero il 13% del giro d’affari dell’intera cooperazione agroalimentare) e oltre 9.000 addetti (il 10% del totale).
I marchi di qualità
La produzione di vini a marchio di qualità (DOC/DOCG) copre oltre il 35% della produzione vitivinicola nazionale. La produzione a marchio d’origine risulta particolarmente concentrata nelle regioni di Piemonte, Trentino-Alto Adige, Toscana, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. In Puglia ed Emilia-Romagna prevale invece il peso dei vini da tavola.
Import ed export
L’Italia rappresenta un esportatore netto di vino e il secondo paese esportatore a livello mondiale per valore e per volumi. L’export 2017 è stato pari a ben 5,9 miliardi di euro. Negli ultimi dieci anni le esportazioni italiane sono aumentate del 68,5% per valore e del 13,4% per volume beneficiando di un riposizionamento di prezzo dei prodotti commercializzati all’estero.
La crescita dell’export prosegue anche nel 2018 (primi sei mesi): si registra un incremento delle vendite pari al 4,1% a valore rispetto allo stesso periodo del 2017.
Per quanto riguarda l’import, invece, l’Italia conferma un trend di sostanziale stabilità con soli 312 milioni di euro di importazioni.
Analisi della domanda
L’Italia attraversa una fase di assestamento al ribasso, con un consumo pro-capite attuale, in calo costante dagli anni ’70, di poco inferiore ai 40 litri per persona. E’ un ribasso dovuto sia a fattori socio-demografici sia al fatto che le abitudini degli italiani rispetto al vino sono sostanzialmente cambiate passando da un consumo quotidiano ad uno più occasionale.
Sul mercato interno si segnala il fenomeno di crescita del consumo di vino biologico. Nel 2016 le vendite di vino biologico in Italia hanno raggiunto complessivamente quota 275 milioni di euro, con un aumento del 34% rispetto al 2015. Le vendite, riferite alla sola GDO, hanno registrato una crescita del 51% a confronto con il 2015 (11,5 milioni di euro).
Analisi dell’offerta
Se confrontiamo le caratteristiche dell’offerta del settore vitivinicolo con quella dell’industria alimentare si nota che il fatturato per impresa è ben più alto: 5,1 milioni di euro per le imprese del vitivinicolo contro 2,3 milioni di euro per quelle dell’industria alimentare.
Inoltre, il 35,4% della produzione italiana di vino è indirizzata alla produzione di vini a marchio di qualità (DOC/DOCG), e questa si concentra nelle seguenti regioni: Piemonte, Trentino-Alto Adige, Toscana, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Il confronto internazionale
Se guardiamo lo scenario internazionale, l’Italia è il primo produttore di vino a livello mondiale, con un peso sul totale globale del 17%. Restringendoci al panorama comunitario, la produzione vitivinicola nazionale incide per circa 1/3 su quella UE e per il 29% sul fatturato del settore.
Dal punto di vista della produttività, le dimensioni medie delle imprese del settore sono di poco inferiori a quelle della Francia, principale competitor internazionale, che mantiene però una produttività superiore all’Italia a causa del maggior valore aggiunto delle proprie produzioni (si pensi ad esempio allo Champagne e ai vini Bordeaux). L’Italia manifesta tuttavia una maggiore attitudine all’export rispetto alla Francia (43% contro 30%), ma inferiore rispetto alla Spagna (60%).
Le performance economiche delle imprese
In questi ultimi anni le imprese vitivinicole hanno mantenuto una elevata redditività, con un EBITDA che oscilla intorno al 9%. Dati i decrescenti costi delll’indebitamente, le imprese hanno incrementato la leva finanziaria in un quadro di sostenibilità del debito. Le condizioni ancora favorevoli dei tassi di interesse, supportate da una politica monetaria decisamente espansiva, hanno contribuito ad alleggerire l’onere per il servizio del debito delle imprese, supportando l’equilibrio finanziario.
I dati sono estratti dall’osservatorio CRIBIS Industry Monitor, realizzato in partnership con CRIF Ratings, agenzia di rating del credito del Gruppo CRIF, e Nomisma.